Calo dell’udito: quali sono gli effetti sul cervello?
Cosa succede al nostro cervello quando si ha un calo dell’udito?
Quando si soffre di un disturbo uditivo, l’orecchio e il cervello non riescono ad interpretare correttamente i suoni che percepiscono e, con il tempo, si disabituano all’ascolto di quei suoni. In questi casi, nel momento in cui si decide di acquistare degli apparecchi acustici, spesso si rende necessaria una rieducazione alla comprensione dei suoni, attraverso quello che viene definito un training acustico.
Udito e cervello: un lavoro di squadra per percepire i suoni
La percezione di un suono è frutto del lavoro svolto dal nostro orecchio e dal nostro cervello. Questa percezione e interpretazione dei suoni avviene attraverso vari passaggi:
- per prima cosa le onde sonore vengono raccolte dall’orecchio esterno attraverso il padiglione auricolare e poi trasferite al condotto uditivo, il quale ha il compito di amplificarle;
- a questo punto la membrana del timpano, colpita dallo stimolo sonoro, inizia a vibrare e a trasferire l’onda sonora attraverso l’orecchio medio e la catena degli ossicini (ossicini martello, incudine e staffa) all’orecchio interno. Qui le cellule nervose sensoriali dell’orecchio trasformano l’onda sonora in impulsi nervosi elettrici;
- dall’orecchio interno questi segnali raggiungono il cervello attraverso il nervo acustico, e qui vengono elaborati dalle nostre sinapsi e identificati come suoni o come parole. Ed è sempre a livello del nostro cervello che a ogni suono percepito viene associato uno specifico significato, rendendo possibile il processo di “comprensione del suono”.
Quindi, affinché si possa riuscire a sentire e a comprendere tutto ciò che si sente, è necessario che tutte le parti coinvolte di questa catena funzionino e collaborino alla perfezione.
Cosa succede quando si soffre di un disturbo uditivo?
Nei pazienti che soffrono di disturbi dell’udito, si verificano ripetuti problemi nella conversione e nell’invio dei segnali acustici. In questi casi il cervello non è più in grado di ricevere ed elaborare correttamente le informazioni acustiche che arrivano all’orecchio.
A questo punto è quindi il cervello a tentare di compensare questo deficit di informazioni attingendo a informazioni già presenti nella sua memoria, cercando di colmare i vuoti con parole o significati che più si avvicinano al contesto e alla situazione.
Ma, se per un periodo di tempo prolungato i nervi acustici e il cervello ricevono sempre meno informazioni sonore, rischiano di perdere la loro funzione e la loro capacità di tradurre i suoni in informazioni di senso compiuto. Lo sviluppo di un deficit uditivo è un processo lento e progressivo, la maggior parte dei soggetti con ipoacusia non si rende conto del proprio disturbo per molto tempo e porta il cervello a disabituarsi alla corretta percezione ed elaborazione dei suoni.
Rieducare il cervello all’interpretazione dei suoni
Se si trascura e sottovaluta il deficit uditivo e si decide di cominciare ad utilizzare un apparecchio acustico molto tempo dopo l’insorgenza dell’ipoacusia, si ottiene un miglioramento nella percezione dei suoni, ma la loro elaborazione continua a essere compromessa. Il cervello deve imparare nuovamente a riconoscere e interpretare i suoni e, in questi casi, un training acustico svolto con il supporto di un logopedista ha proprio lo scopo di ripristinare la capacità di elaborazione sonora da parte del cervello, incrementando la capacità di comunicazione e di percezione del paziente.
L’obiettivo del training acustico è di far sì che il cervello sia nuovamente capace di percepire in modo selettivo i suoni, distinguendo i suoni importanti da quelli non importanti e di ristabilire la sensazione di ascolto originaria. Questo viene svolto attraverso attività mirate per rafforzare le seguenti abilità:
- attenzione e concentrazione uditiva,
- strategie di ascolto e comunicazione,
- comprensione di parole e frasi,
- ascolto selettivo,
- distinzione della frequenza e dell’altezza dei suoni,
- distinzione di parole con suoni simili.
In conclusione, è ormai chiaro che i disturbi uditivi possono avere importanti ripercussioni anche sul cervello e quindi è importante sottoporsi ad un periodo controllo dell’udito per avere una diagnosi puntuale di un eventuale deficit dell’udito.