Che cos’è l’udito direzionale?

udito direzionale

Hai mai sentito parlare di udito direzionale?

Il sistema uditivo è un apparato di fondamentale importanza per l’indipendenza di un individuo, di conseguenza conoscere le sue caratteristiche e il suo funzionamento può essere un valore aggiunto per ognuno di noi.

Tra le caratteristiche dell’udito da conoscere c’è anche il cosiddetto udito direzionale; ne avete mai sentito parlare?

Che cos’è l’udito direzionale?

In medicina e in biologia, con l’espressione “udito direzionale” si fa riferimento alla capacità di individuare la direzione di provenienza del segnale acustico. Questa caratteristica può essere di fondamentale importanza in alcune circostanze di vita quotidiana, pensiamo per esempio a cosa accadrebbe se non riuscissimo a identificare la direzione di provenienza del suono della sirena di un’ambulanza mentre siamo alla guida.

In realtà però, nell’essere umano è più corretto parlare di udito di tipo bidirezionale, data la presenza di due orecchie e data la loro differente posizione rispetto alla sorgente sonora. Infatti, contrariamente a quanto si pensi, il suono che percepiamo non arriva all’unisono alle due orecchie, bensì giunge con una breve distanza temporale ad un orecchio rispetto all’altro, anche se il segnale acustico ha origine nello stesso luogo e nello stesso istante.

Per esempio, quando squilla il telefono o quando qualcuno suona il campanello di casa, anche se non ce ne accorgiamo, c’è una minima differenza di tempo con la quale lo stimolo sonoro arriva alle due orecchie.

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Ma come mai percepiamo un suono univoco?

Nonostante questa minima differenza di tempo con cui percepiamo il segnale sonoro da un orecchio rispetto all’altro, il cervello umano è in grado di restituirci con una buona approssimazione un suono univoco che non ci fa percepire la differenza.

Ma le onde sonore arrivano all’orecchio interno non solo attraverso il canale uditivo. Esiste un secondo processo di calcolo attuato dal cervello per determinare l’esatta posizione di una fonte sonora.

Infatti, quando le onde sonore raggiungono un essere umano, esse non arrivano solo al canale uditivo, bensì colpiscono ovunque la superficie corporea e passano anche attraverso la testa.

Abbiamo stabilito che le onde sonore arrivano prima all’orecchio più vicino alla sorgente sonora e una frazione di secondo più tardi raggiungono l’orecchio più lontano. E per fare questo, le onde sonore compiono un percorso più lungo passando attraverso la pelle, i muscoli e le ossa fino a raggiungere le aree sensibili ai suoni dell’orecchio medio e dell’orecchio interno.

Quando le onde sonore incontrano questi “ostacoli” riescono a superarli, ma allo stesso tempo diminuisce la pressione sonora (ossia l’ampiezza e il suo volume) così come l’altezza dei suoni, ovvero la loro frequenza. Eppure, nonostante la percezione differente delle onde sonore che raggiungono le orecchie, il sistema nervoso riesce a calcolare l’angolo di incidenza con cui i suoni raggiungono le orecchie e ad ottenere un quadro attendibile della posizione da cui proviene il suono generato dalla sorgente sonora.

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Sembra quasi fantascienza e invece è solo uno degli straordinari meccanismi che regolano ogni giorno il nostro udito e il nostro organismo.